martedì 25 marzo 2014

Tornare in Italia or not? Questo e' il problema...

Vivo all'estero da parecchio tempo e durante i primi anni siamo tornati spesso nel Bel Paese. Ancora ricordo l'emozione nel premere  il tasto "acquista ora" sul sito Ryanair. Io e mio marito facevamo il conto alla rovescia, aspettando il tanto atteso viaggio in Italia. Cio' significava: pianificare il menu' a cui la madre doveva attenersi, aprire il frigo e trovarlo pieno (tanto per cambiare) rivedere amici e parenti e fare un ingresso trionfale da "mercenari d'altri tempi in cerca di fortuna" nel paesello d'origine.
Devo ammettere che negli ultimi anni le cose sono cambiate leggermente. L'arrivo dei barabini ha significato una riduzione notevole dei nostri viaggi in Italia. Chiunque abbia viaggiato con bimbi piccoli, sa di cosa stia parlando. Quando la famiglia si compone di due persone adulte, basta avere i soldi per pagare il biglietto aereo ed il gioco e' fatto. Quando si ha la prole al seguito, la situazione si complica un pochino e bisogna chiedersi se ne valga veramente la pena. (soprattutto perche' ogni volta passiamo tutto il tempo in casa ad aspettare visite, molte delle quali faremo volentieri a meno).
La mia "assenza giustificata" per almeno 360 giorni all'anno mi ha portato a riflettere sul mio futuro. Ritornerei in Italia? Questa domanda avrebbe trovato una facile risposta fino ad alcuni anni fa. L'Italia rimaneva "la chiusura del cerchio", la meta finale del viaggio incominciato proprio con l'abbandono della madre patria.
Negli ultimi tempi le cose sono cambiate (o forse sono io ad essere cambiata).
Ci sono cose dell'Italia che adoro e altre che non sopporto (e la stessa cosa vale per l'Inghilterra). Quando arrivano i figli, la domanda cruciale e' "dove vorrei farli crescere?".

Cose che mi piacciono/mi mancano dell'Italia:
- ovviamente, la famiglia (quella stretta... del resto faccio volentieri a meno);
- l'approccio nei confronti dei bambini e dell'infanzia in generale (tranne qualche caso isolato, ai bambini e' concesso di rimanere tali e ci si aspetta caos, rumore, ma anche tanta allegria);
- il nostro buon cuore;
- il parlare la stessa lingua e condividere lo stesso umorismo;
- gli amici per la pelle e per la vita, quelli con cui si puo' sparare qualsiasi cosa passi per la testa senza essere giudicati;
- il pediatra (qui figura inesistente);
- il sole;
- la pizza (quella vera, non certe schifezze che qui fan passare per made in Italy).
- il tempo che la gente riesce comunque a dedicare agli altri.

Cose di cui farei volentieri a meno:
- la curiosita' della gente/i pettegolezzi (vengo da un paese minuscolo e i fatti altrui, inventati o meno, sono all'ordine del giorno);
- la limitatezza di vedute su argomenti con cui ci dovremmo confrontare prima o poi;
- la burocrazia e la poca efficienza dei servizi pubblici;
- il nepotismo e le raccomandazioni;
- il maschilismo latente all'interno della nostra societa';
- il conformismo;
- l'importanza data alla moda e all'apparenza;
- la carenza di servizi/spazi educativi per bambini in eta' pre-scolare (qui c'e' l'imbarazzo della scelta e molti sono gratuiti... Basti pensare che tutti i musei e biblioteche organizzano attivita' destinate ai piccini)

E' troppo tardi per stilare una lista di "pro e contro" dell'Inghilterra (e' chiara nella mia mente).
Allora... Per ricapitolare... Quale futuro vorrei per i miei barabini? Vorrei tanto che avessero lo spirito italiano, la stessa passione per la vita, solidarieta' e carita' cristiana che ci caratterizza, ma in un ambiente capace di offrire una moltitudine di possibilita', dove possano essere felici ed essere loro stessi, sviluppando le loro potenzialita' alla massima potenza (possibilmente fregandosene dei giudizi della gente). Chiedo troppo? E soprattutto: questo posto sara' abbastanza vicino da permettergli di passare a salutarmi regolarmente?

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